giovedì 6 dicembre 2012

Basta poco per immettere sul mercato italiano circa 5'700'000'000 di EURO 0.

 Avete capito benissimo ? Basta veramente poco immettere sul mercato italiano circa 5'700'000'000
(cinqumiliardisettecentomilioni di EURO).
Non serve essere degli economisti esperti o grandi statisti per capire che facendo una VERA politica di detassazione per imprese e pensionati ritornerebbero con gran passo le migliaia di imprese e pensionati che sono scappati all'estero per i costi insostenibili praticati dal famelico Stato Italiano.
Infatti sono oltre 400'000 (e continuano ad aumentare vertiginosamente) i pensionati italiani che spendono circa 700'000'000(settecentomolioni di EURO)in altri Paesi e oltre 7'000 imprese italiane che darebbero circa 2'000'000(duemilioni)di posti di lavoro e che farebbero circolare  altri 5'000'000'000(cinquemiliardi di EURO) circa,senza contare che si invertirebbe la rotta di altre centinaia(forse migliaia)di aziende straniere che troverebbero conveniente delocalizzare in Italia le propie aziende.Oltretutto vi sarebbe un gettito nelle casse dello Stato  di oltre 100'000'000'000(centomiliardi di EURO).Certo ci sono :leggi da cambiare o modificare,giustizia da riformare,norme da eliminare,burocrazia da sempilficare e infrastrutture da costruire ma se la classe politica applica la stessa celerità che usa nell'aumentarsi gli stipendi, i primi frutti si potrebbero già vedere nei primi quattro mesi . E CREDETEMI QUESTA E' UNA STIMA AL RIBASSO !

L’Istat ha rilevato che nel periodo 2001-2006, circa 3. 000 imprese, pari al 13, 4 per cento delle grandi e medie imprese industriali e dei servizi, hanno avviato processi di questo tipo. L’internazionalizzazione ha interessato maggiormente le imprese industriali (17, 9 per cento) rispetto a quelle operanti nel settore dei servizi (6, 8). Ad attirare di più le imprese italiane nel periodo 2001-06 è stata l’Europa, verso la quale si è indirizzato il 55 per cento delle imprese internazionalizzate. Nel resto del mondo si distinguono Cina (16, 8) e Usa e Canada (complessivamente 9, 7), seguiti da Africa centro-meridionale (5) e India (3, 7). Per il periodo 2007-2009 l’Istat segnala una forte crescita degli investimenti in India, Africa e nei paesi europei extra Ue. Secondo i dati dell’European Restructuring Monitor, progetto che monitora i processi di ristrutturazione aziendale nei 27 paesi Ue più la Norvegia, la percentuale di incidenza degli stati asiatici è al 25 per cento.
Un ultimo sguardo sul fenomeno lo offrono i dati dell’Istituto per il commercio estero secondo i quali il numero di investitori italiani (gruppi industriali o imprese autonome) attivi sui mercati internazionali ammonta a quasi 5. 800 unità, per un totale di 17. 200 imprese estere partecipate a vario titolo con un numero di dipendenti totali pari a 1.120.550 unità per un fatturato realizzato dalle affiliate nel 2005 di quasi 322 miliardi di euro.
Per contro, le imprese italiane partecipate da società estere sono circa 7.000, con l’intervento di quasi 4.000 imprese investitrici, un totale di dipendenti in Italia di quasi 860.000 unità. Un saldo negativo per 260 mila posti di lavoro. Secondo la Banca d’Italia, la delocalizzazione è uno degli effetti della “nuova globalizzazione” in cui cresce l’interdipendenza tra imprese diverse collegate fra loro in una catena del valore. Ma, si domanda l’Istituto centrale, “occorre chiedersi che ruolo le imprese italiane stiano giocando, e possano in prospettiva giocare, in questo nuovo mondo”.


Nessun commento:

Posta un commento