giovedì 8 novembre 2012

Il cancro odia i cavoli!

A cura del Nutrizionista DR.Luca Mattiocco, visita il suo Blog
Pubblicato nella sezione Salute alle ore 15:44 del 31 Agosto 2012

Il cancro odia i cavoli!
Coltivato da almeno 6000 anni il cavolo è onnipresente sia nella storia dell'alimentazione che nelle tradizioni letterarie antiche e medievali: veniva considerato un alimento curativo talmente importante tra le popolazioni greche e romane da essere elogiato da Ippocrate (460-377 a.C.), padre della medicina moderna, come ortaggio dalle mille virtù. A ragione, d'altro canto, dal momento che il cinico Diogene (413-327 a.C.), vissuto fino a 83 anni, viveva in una misera botte e si nutriva quasi esclusivamente di cavoli.

Ciò nonostante, oggi questo tipo di ortaggio, umile ma prezioso, non fa certamente parte degli alimenti che suscitano passione ed entusiasmo tra i consumatori. Considerato insignificante da alcuni, poco fine da altri, il cavolo e i suoi cugini non vengono apprezzati da molte persone. Eppure, raccolti in stagione e preparati nel modo giusto, questi ortaggi possono essere davvero deliziosi.

Il cavolo è il prototipo di una famiglia piuttosto ampia di ortaggi che racchiude broccoli, cavolfiore, cavolini di Bruxelles, verza, rapa, genericamente definiti crocifere, un termine che designa la forma a croce delle infiorescenze prodotte da queste piante per riprodursi. Gli studi svolti finora indicano che gli ortaggi appartenenti alla famiglia delle crocifere sono tra i principali responsabili delle proprietà antitumorali associate al consumo di frutta e verdura. Da uno studio che ha analizzato 252 casi di tumore della vescica, sviluppatisi in un campione di 47.909 operatori sanitari in un periodo di 10 anni, è emerso che il consumo di cinque o più porzioni di crocifere alla settimana, in particolare di broccoli e cavoli, è in grado di ridurre del 50% il rischio di cancro alla vescica, rispetto agli individui che ne consumano una porzione o meno. Stessa osservazione anche per quanto riguarda il cancro al seno: le donne cinesi che consumano più crocifere hanno un rischio dimezzato di sviluppare questo tumore rispetto a chi ne consuma minori quantità, o non ne mangia affatto. Senza elencare gli innumerevoli studi condotti finora che suggeriscono un vero e proprio effetto antitumorale delle crocifere, mi preme evidenziare che il loro consumo è stato associato ad un basso rischio di sviluppare anche altri tipi di tumore a livello dei polmoni, sistema gastrointestinale (stomaco, colon-retto) e prostata. In quest'ultimo caso tre o più porzioni alla settimana di crocifere si sono dimostrate ancora più efficaci nel contrastare lo sviluppo del tumore alla prostata rispetto ai pomodori, che vengono a loro volta considerati alimenti in grado di prevenire la formazione di questo tipo di tumore. Quali sono allora le sostanze in grado di apportare questi benefici effetti?

Oltre a numerosi polifenoli, sostanze largamente presenti nel regno vegetale, le crocifere contengono un'elevata concentrazione di particolari composti noti come glucosinolati, isotiocianati e gli indoli, sostanze che possiedono una forte attività antitumorale. E' importante tenere presente, però, che a cottura in acqua abbondante per soli 20 minuti delle crocifere riduce della metà la quantità di glucosinolati presenti in questi ortaggi: è dunque preferibile cuocere le crocifere il meno possibile e con poca acqua. Per garantire la maggiore quantità di molecole antitumorali, l'ideale sarebbe stufarle rapidamente oppure saltarle in padella per renderle più appetibili. Inoltre, per favorire la liberazione e l'attivazione di queste molecole è necessaria una lenta masticazione che frantumi le cellule vegetali.

Aumentare il consumo di questi ortaggi rappresenta dunque un modo molto semplice per apportare all'organismo quantità considerevoli di queste molecole e, quindi, per prevenire lo sviluppo di molti tipi di cancro pur senza vivere in una botte come il vecchio Diogene!

Dott. Luca Mattiocco
Nutrizionista

http://www.nutrizionedietetica.it

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